mercoledì 14 maggio 2025

Corso di storia dell'arte: 9 LISIPPO







Lisippo: Il Genio che Diede Vita al Bronzo
Nel cuore dell’Antica Grecia, quando l’arte si faceva espressione del divino e dell’umano, nacque un uomo destinato a riscrivere le regole della scultura. Il suo nome era Lisippo, l’ultimo dei grandi maestri della scultura greca classica, il visionario che seppe trasformare il bronzo in carne, in movimento, in emozione.

Originario di Sicione, città dell’Arcadia affacciata sul golfo di Corinto, Lisippo iniziò la sua carriera intorno al 372 a.C., muovendosi tra Olimpia, Corinto, Delfi, Atene, Taranto e Roma. Ma il suo nome si legò soprattutto a quello di un uomo destinato a cambiare la storia: Alessandro Magno.

L’Artista che Sfidò la Tradizione
Si dice che il giovane Lisippo non avesse avuto maestri, che il suo talento fosse frutto di un’osservazione acuta e instancabile della natura. Secondo Duride di Samo, fu il pittore Eupompo a consigliargli di abbandonare la tradizione per seguire il proprio occhio e la propria sensibilità.

Fu così che Lisippo rivoluzionò le proporzioni umane: rese la testa più piccola, allungò il corpo, snellì le forme, dando vita a figure più eleganti e slanciate. L’uomo non era più scolpito come “era”, ma come appariva all’occhio umano.

Le statue non erano più immobili, ma vibravano di dinamismo e tensione, con pose che suggerivano il movimento imminente, la vita trattenuta in un istante eterno.

L’Incontro con Alessandro Magno: Lo Scultore dell’Invincibile
Tra il 343 e il 340 a.C., Lisippo fu chiamato a Mieza, dove il giovane Alessandro Magno studiava sotto la guida di Aristotele. Da quel momento divenne il suo ritrattista ufficiale.

Diede al re macedone un volto eroico e idealizzato, con lo sguardo rivolto verso l’alto, il capo inclinato, i capelli mossi dal vento. La sua scultura non era una semplice rappresentazione, ma un’icona di potere e destino.

Plinio il Vecchio scrisse che solo Lisippo aveva saputo ritrarre Alessandro come era davvero: non come un uomo comune, ma come un eroe sospeso tra il divino e l’umano.

Tra le sue opere più celebri legate al sovrano vi furono:

Alessandro appoggiato alla lancia, simbolo di riflessione e potere;

Il gruppo del Granico, venticinque statue equestri che celebravano la battaglia del 334 a.C.;

La Quadriga del Sole, tributo alla divinità e alla gloria del condottiero.

L’Apoxyomenos: La Scultura che Sfida lo Spazio
Ma tra tutte le sue creazioni, una spiccò come una vera rivoluzione: l’Apoxyomenos.

Questa statua, oggi celebre nella copia vaticana, raffigura un giovane atleta che si deterge il sudore con uno strigile. Ciò che la rese unica fu il suo carattere tridimensionale: per la prima volta, una statua richiedeva di essere vista da ogni lato per essere apprezzata appieno.

Le braccia protese in avanti rompevano la staticità tradizionale e coinvolgevano lo spettatore in un’esperienza dinamica. Era una scultura viva, che sembrava muoversi davanti agli occhi di chi la osservava.

Il Maestro dei Titani: Zeus e l’Ercole Farnese
Lisippo non si limitò ai ritratti: il suo genio si espresse anche in imponenti sculture divine.

Per la città di Taranto, forgiò un colossale Zeus alto 17 metri, in posizione maestosa, pronto a scagliare il fulmine. A lui si deve anche l’iconico Ercole Farnese, il dio in riposo dopo le sue fatiche, il cui modello in bronzo fu poi replicato nei secoli in innumerevoli copie.

Il suo Zeus Nemeios, immortalato su monete antiche, mostrava l’uso innovativo di pose antitetiche: un lato del corpo in tensione, l’altro rilassato, creando un equilibrio perfetto tra forza e armonia.

L’Ultima Opera e l’Eredità di un Genio
Lisippo lavorò instancabilmente fino a tarda età. Fu al servizio di Alessandro fino alla sua morte e successivamente operò per Cassandro I.

Non ci è dato sapere con certezza quando e come morì, ma ciò che è certo è che lasciò un segno indelebile nella storia dell’arte.

I suoi insegnamenti influenzarono generazioni di scultori e diedero il via alla grande stagione dell’arte ellenistica, con il suo gusto per la teatralità, il movimento e la resa psicologica dei soggetti.

Senza di lui, la scultura non sarebbe mai diventata ciò che oggi conosciamo.

Lisippo: Il Maestro della Visione
Plinio il Vecchio lo descrisse con parole che ancora oggi ne racchiudono l’essenza:

"Gli artisti prima di lui scolpivano gli uomini come erano; lui li scolpì come apparivano."

In questa frase si cela tutto il genio di Lisippo: non fu solo uno scultore, ma un visionario, capace di trasformare il marmo e il bronzo in qualcosa di più di una semplice rappresentazione.

Le sue statue non erano copie della realtà: erano vita stessa, immortalata nel tempo.







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