Francis Bacon 1909
1. Identità dell’artista
Francis Bacon
Dublino, 28 ottobre 1909 – Madrid, 28 aprile 1992
Pittore autodidatta, formatosi tra Londra, Berlino e Parigi negli anni cruciali tra le due guerre. Figura iconica dell’arte del Novecento, Bacon è noto per una pittura che trasforma la figurazione in puro trauma, tensione carnale, deformazione espressiva. Ha rivoluzionato il concetto stesso di ritratto e rappresentazione umana, adottando un linguaggio figurativo brutale, psicologico, pulsante.
2. Poetica e visione artistica
2.1 La condizione umana al centro
Bacon non dipinge narrazioni, bensì stati dell’essere:
angoscia, violenza, carnalità, isolamento, colpa.
Il suo obiettivo dichiarato era “tirare fuori la verità del volto e del corpo”, una verità sempre irregolare, ferita, instabile.
2.2 Il corpo come battaglia
Il corpo è:
- deformato,
- straziato,
- talvolta ridotto a grumo di carne,
- immerso in stanze-gabbia.
La deformazione non è un’estetica gratuita: è il mezzo per evocare la fragilità e la brutalità dell’esistenza umana.
2.3 Il caso e l’imprevedibilità
Bacon parla spesso del ruolo del caso e dell’“accidente pittorico”:
macchie, colature, errori voluti che aprono nuove possibilità espressive.
L’opera nasce dall’incontro tra intenzione e imprevedibilità.
3. Temi ricorrenti
3.1 Il volto deformato
Ritratti e autoritratti sono centrali:
volti schiacciati, sfigurati dalla tensione emotiva, dal dolore, dal desiderio.
Non illustrano una patologia, ma l’intensità dell’esistenza.
3.2 Figure isolate in spazi angusti
Le celebri gabbie geometriche di Bacon:
- isolano la figura
- creano un teatro asettico
- ricordano uno spazio clinico, un ring, una camera di tortura o un altare
Lo spazio è un “dispositivo” per amplificare la vulnerabilità del soggetto.
3.3 Violenza implicita e trattenuta
Anche senza scene esplicite, le opere emanano una tensione violenta.
È la violenza latente nelle relazioni umane, nel desiderio, nella paura.
3.4 Omaggio e confronto con la storia dell’arte
Bacon dialoga ossessivamente con:
- Velázquez (soprattutto il Ritratto di Innocenzo X)
- Rembrandt
- Tiziano
- Michelangelo
- Eisenstein e la fotografia di cronaca nera
Dalla tradizione, estrae energia viscerale e drammaturgica, non stile.
4. Analisi della tecnica
4.1 Una figurazione deformata
Pur essendo un figurativo, Bacon costruisce figure:
- “apparse” direttamente sulla tela senza disegno preparatorio
- deformate attraverso pennellate impulsive
- modellate da cancellazioni, spostamenti, reimpasti
Il risultato è un ibrido tra carne, movimento e psiche.
4.2 Colore
La tavolozza di Bacon è sorprendentemente raffinata:
- rosa carnici, rossi sangue
- blu violacei e neri vellutati
- arancioni acidi, verdi marci
- sfondi piatti e saturi
Il colore è sensazione prima che rappresentazione.
4.3 Pennellata e gesto
Gesto rapido, deciso, in parte automatico, in parte controllato.
La pittura di Bacon ha la fisicità di un combattimento.
4.4 Fotografia come fonte
Non dipinge dal vero: usa fotografie, ritagli, immagini di giornale, frame cinematografici.
Il risultato: una realtà filtrata, mediatizzata, “postumana”.
5. Periodi principali
5.1 Le origini (anni ’30–’40)
Linguaggio ancora acerbo, influenze surrealiste.
La vera svolta arriva con il 1944: Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion.
5.2 La maturità (1950–1970)
Anni dei grandi cicli:
- serie degli Innocenti
- serie dei papi urlanti
- ritratti di amici e amanti
- corpi in stanze claustrofobiche
Sviluppa la sua iconografia definitiva.
5.3 Gli anni tardi (1970–1992)
Il dolore per la morte dell’amante George Dyer porta a una pittura più cupa, esistenziale.
Gli autoritratti diventano sempre più spietati.
Compaiono figure più “fantasmatiche” e colori acidamente luminosi.
6. Bacon e il Novecento: un realismo dell’angoscia
In un secolo dominato da astrazioni, minimalismi, concettualismi, Bacon recupera la figura, ma la trasforma nell’icona della tragedia moderna.
È spesso considerato:
- il più grande figurativo del dopoguerra
- l’erede irregolare di Goya
- uno dei pochi a rinnovare il ritratto dopo Picasso
La sua opera ha influenzato intere generazioni, da Freud a Kiefer, da Saville a contemporanei di ogni latitudine.
7. Ricezione critica
La critica ha oscillato tra:
- celebrazione del suo genio drammatico
- letture psicoanalitiche legate all’omosessualità, alla violenza interiore, al trauma
- interpretazioni che vedono nelle sue tele l’“abisso umano” del XX secolo
Le grandi retrospettive alla Tate e in istituzioni globali hanno consolidato il suo ruolo di maestro assoluto.
8. Conclusione critica
Francis Bacon ha reinventato la pittura figurativa nel XX secolo trasformandola in un’arena psicologica.
La sua opera è un confronto brutale con l’umano, dove corpo, volto e spazio diventano dispositivi emotivi.
È il pittore:
- dell’urlo trattenuto
- della carne vulnerabile
- della solitudine contemporanea
- della figura che resiste al nulla che la circonda
Bacon non cerca di raccontare la realtà.
La scava, la apre, la torce fino a farne emergere il nucleo essenziale: l’essere umano nella sua verità più nuda e feroce.




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