lunedì 25 agosto 2025

Corso di storia dell'arte: Bacon 1909

Francis Bacon 1909





1. Identità dell’artista

Francis Bacon
Dublino, 28 ottobre 1909 – Madrid, 28 aprile 1992

Pittore autodidatta, formatosi tra Londra, Berlino e Parigi negli anni cruciali tra le due guerre. Figura iconica dell’arte del Novecento, Bacon è noto per una pittura che trasforma la figurazione in puro trauma, tensione carnale, deformazione espressiva. Ha rivoluzionato il concetto stesso di ritratto e rappresentazione umana, adottando un linguaggio figurativo brutale, psicologico, pulsante.

2. Poetica e visione artistica

2.1 La condizione umana al centro

Bacon non dipinge narrazioni, bensì stati dell’essere:
angoscia, violenza, carnalità, isolamento, colpa.
Il suo obiettivo dichiarato era “tirare fuori la verità del volto e del corpo”, una verità sempre irregolare, ferita, instabile.

2.2 Il corpo come battaglia

Il corpo è:

  • deformato,
  • straziato,
  • talvolta ridotto a grumo di carne,
  • immerso in stanze-gabbia.

La deformazione non è un’estetica gratuita: è il mezzo per evocare la fragilità e la brutalità dell’esistenza umana.

2.3 Il caso e l’imprevedibilità

Bacon parla spesso del ruolo del caso e dell’“accidente pittorico”:
macchie, colature, errori voluti che aprono nuove possibilità espressive.
L’opera nasce dall’incontro tra intenzione e imprevedibilità.

3. Temi ricorrenti

3.1 Il volto deformato

Ritratti e autoritratti sono centrali:
volti schiacciati, sfigurati dalla tensione emotiva, dal dolore, dal desiderio.
Non illustrano una patologia, ma l’intensità dell’esistenza.

3.2 Figure isolate in spazi angusti

Le celebri gabbie geometriche di Bacon:

  • isolano la figura
  • creano un teatro asettico
  • ricordano uno spazio clinico, un ring, una camera di tortura o un altare

Lo spazio è un “dispositivo” per amplificare la vulnerabilità del soggetto.

3.3 Violenza implicita e trattenuta

Anche senza scene esplicite, le opere emanano una tensione violenta.
È la violenza latente nelle relazioni umane, nel desiderio, nella paura.

3.4 Omaggio e confronto con la storia dell’arte

Bacon dialoga ossessivamente con:

  • Velázquez (soprattutto il Ritratto di Innocenzo X)
  • Rembrandt
  • Tiziano
  • Michelangelo
  • Eisenstein e la fotografia di cronaca nera

Dalla tradizione, estrae energia viscerale e drammaturgica, non stile.

4. Analisi della tecnica

4.1 Una figurazione deformata

Pur essendo un figurativo, Bacon costruisce figure:

  • “apparse” direttamente sulla tela senza disegno preparatorio
  • deformate attraverso pennellate impulsive
  • modellate da cancellazioni, spostamenti, reimpasti

Il risultato è un ibrido tra carne, movimento e psiche.

4.2 Colore

La tavolozza di Bacon è sorprendentemente raffinata:

  • rosa carnici, rossi sangue
  • blu violacei e neri vellutati
  • arancioni acidi, verdi marci
  • sfondi piatti e saturi

Il colore è sensazione prima che rappresentazione.

4.3 Pennellata e gesto

Gesto rapido, deciso, in parte automatico, in parte controllato.
La pittura di Bacon ha la fisicità di un combattimento.

4.4 Fotografia come fonte

Non dipinge dal vero: usa fotografie, ritagli, immagini di giornale, frame cinematografici.
Il risultato: una realtà filtrata, mediatizzata, “postumana”.

5. Periodi principali

5.1 Le origini (anni ’30–’40)

Linguaggio ancora acerbo, influenze surrealiste.
La vera svolta arriva con il 1944: Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion.

5.2 La maturità (1950–1970)

Anni dei grandi cicli:

  • serie degli Innocenti
  • serie dei papi urlanti
  • ritratti di amici e amanti
  • corpi in stanze claustrofobiche

Sviluppa la sua iconografia definitiva.

5.3 Gli anni tardi (1970–1992)

Il dolore per la morte dell’amante George Dyer porta a una pittura più cupa, esistenziale.
Gli autoritratti diventano sempre più spietati.
Compaiono figure più “fantasmatiche” e colori acidamente luminosi.

6. Bacon e il Novecento: un realismo dell’angoscia

In un secolo dominato da astrazioni, minimalismi, concettualismi, Bacon recupera la figura, ma la trasforma nell’icona della tragedia moderna.
È spesso considerato:

  • il più grande figurativo del dopoguerra
  • l’erede irregolare di Goya
  • uno dei pochi a rinnovare il ritratto dopo Picasso

La sua opera ha influenzato intere generazioni, da Freud a Kiefer, da Saville a contemporanei di ogni latitudine.

7. Ricezione critica

La critica ha oscillato tra:

  • celebrazione del suo genio drammatico
  • letture psicoanalitiche legate all’omosessualità, alla violenza interiore, al trauma
  • interpretazioni che vedono nelle sue tele l’“abisso umano” del XX secolo

Le grandi retrospettive alla Tate e in istituzioni globali hanno consolidato il suo ruolo di maestro assoluto.

8. Conclusione critica

Francis Bacon ha reinventato la pittura figurativa nel XX secolo trasformandola in un’arena psicologica.
La sua opera è un confronto brutale con l’umano, dove corpo, volto e spazio diventano dispositivi emotivi.

È il pittore:

  • dell’urlo trattenuto
  • della carne vulnerabile
  • della solitudine contemporanea
  • della figura che resiste al nulla che la circonda

Bacon non cerca di raccontare la realtà.
La scava, la apre, la torce fino a farne emergere il nucleo essenziale: l’essere umano nella sua verità più nuda e feroce.




Nessun commento:

Posta un commento

Corso di storia dell'arte: Chuck 1940

Chuck 1940 Close ⟨klóus⟩, Chuck (propr. Charles Thomas). - Pittore statunitense (n. Monroe, Washington, 1940). Si è formato a Seattle (Unive...