Alle Origini della Bellezza: la Nascita della Scultura Greca
Alle Origini della Bellezza: la Nascita della Scultura Greca
Nel cuore della civiltà ellenica, in un tempo di miti e dei, la scultura nasce come un'eco tangibile dell’ideale umano. È il secondo quarto del VII secolo a.C. quando le prime figure emergono dalla pietra, dando vita a un’arte che si nutre della perfezione e dell'armonia. Ma non sono ritratti di uomini reali, bensì incarnazioni di un modello universale, concepito secondo rigorose convenzioni estetiche¹.
Aristotele scriverà più tardi:
“Ad ogni produzione nell'arte preesiste l'idea creatrice che gli è identica: per esempio l'idea creatrice dello scultore preesiste alla statua. Non vi è in questo campo una generazione casuale. L'arte è ragione dell'opera, ragione senza materia.”²
Le prime figure scolpite — i kouroi e le korai — sono rigide, ieratiche, ancorate a un’antica sacralità. Ma il tempo, con la sua inarrestabile evoluzione, trasformerà il marmo, rendendolo sempre più vicino alla carne e al movimento³.
Dall'Arcaico alla Perfezione: il Passaggio allo Stile Classico
Tra il VI e il V secolo a.C., la scultura greca attraversa una metamorfosi decisiva: la rigidità cede il passo alla grazia, il simbolo diventa vita. È il periodo dello stile severo, una fase di sperimentazione in cui gli scultori sfidano la materia, cercando di avvicinarsi all’essenza del movimento e dell’equilibrio⁴.
Le convenzioni arcaiche vengono spezzate: i sorrisi enigmatici dei kouroi scompaiono, i corpi iniziano a respirare, le pose diventano più naturali. È qui che si delinea il concetto di mimesis (μίμησις), l’imitazione della realtà, non come semplice copia, ma come aspirazione all’ideale assoluto⁵.
Policleto, maestro della proporzione, codifica queste nuove regole nel suo trattato Il Canone e le incarna nella sua opera più celebre: il Doriforo. La sua posa bilanciata, il chiasmo — quell’alternanza di tensione e rilassamento che dà equilibrio alla figura — diventa il paradigma dell’eroe greco, modello di armonia e misura⁶.
L'Apogeo della Grazia: l'Influenza di Fidia
A metà del V secolo a.C., il genio di Fidia porta la statuaria a un livello mai raggiunto prima. I panneggi vibrano come mossi dal vento, le divinità sembrano discendere dall’Olimpo per farsi carne. Il Partenone si erge come manifesto di questa nuova visione: un mondo in cui l’arte non è più semplice rappresentazione, ma rivelazione dell’invisibile⁷.
Le statue non sono più corpi, ma idee incarnate nella materia. La calma maestosa delle figure fidiache trasmette un senso di equilibrio interiore, un’armonia che rispecchia l’ideale stesso della civiltà ateniese⁸.
L'Esplosione delle Emozioni: l'Ellenismo e la Nascita del Ritratto
Ma l’arte, come la storia, non è statica. Con l’ellenismo (IV-I secolo a.C.), la scultura greca si carica di pathos, di umanità, di passioni. Il rigore classico si dissolve in espressioni intense, in gesti drammatici, in dettagli minuziosi⁹.
Il Destino delle Statue: Perdite, Scoperte e Rivelazioni Moderne
Il tempo, però, è un nemico silenzioso. Molte delle opere descritte dagli autori antichi — da Pausania a Plinio — sono andate perdute, distrutte, sepolte sotto le macerie della storia. Altre ci sono giunte mutilate, o sopravvivono solo attraverso copie romane, spesso reinterpretate secondo un diverso gusto estetico¹¹.
E poi, una rivelazione inattesa: la scultura greca non era bianca. Per secoli si è creduto che il marmo fosse il volto autentico dell’arte antica, ma le analisi scientifiche moderne hanno rivelato che statue e templi erano vivaci di colori. Le ricostruzioni policrome — basate su pigmenti sopravvissuti — ci restituiscono un mondo sorprendente, lontano dall’immagine austera tramandata dal Neoclassicismo¹².
Nel corso dei secoli, l’Europa ha riscoperto queste meraviglie: dalle sculture di Egina conservate a Monaco, ai marmi di Elgin custoditi al British Museum, fino ai ritrovamenti nei siti archeologici del Mediterraneo. Ogni frammento emerso dalla terra è un tassello di un’arte che continua a parlarci, immortale come l’idea stessa di bellezza¹³.
Note
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Boardman, J., Greek Sculpture: The Archaic Period, Thames and Hudson, London, 1978.
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Aristotele, Metafisica, Libro VII, 1032a.
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Richter, G.M.A., Kouroi: Archaic Greek Youths, Oxford University Press, 1960.
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Stewart, A., Greek Sculpture: An Exploration, Yale University Press, 1990.
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Tatarkiewicz, W., History of Aesthetics, vol. I, Mouton, The Hague, 1970.
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Policleto, Il Canone (frammenti), cit. in Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXIV.
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Boardman, J., Greek Sculpture: The Classical Period, Thames and Hudson, London, 1985.
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Neer, R., The Emergence of the Classical Style in Greek Sculpture, University of Chicago Press, 2010.
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Pollitt, J.J., Art in the Hellenistic Age, Cambridge University Press, 1986.
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Haskell, F. & Penny, N., Taste and the Antique, Yale University Press, 1981.
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Ridgway, B.S., Roman Copies of Greek Sculpture: The Problem of the Originals, University of Michigan Press, 1984.
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Brinkmann, V., Bunte Götter: Die Farbigkeit antiker Skulptur, München, 2003.
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Stewart, A., Classical Greece and the Birth of Western Art, Cambridge University Press, 2008.
Bibliografia
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Aristotele, Metafisica, trad. it. a cura di G. Reale, Bompiani, Milano, 2004.
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Boardman, J., Greek Sculpture: The Archaic and Classical Periods, Thames & Hudson, London, 1978–1985.
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Brinkmann, V., Bunte Götter: Die Farbigkeit antiker Skulptur, Hirmer Verlag, München, 2003.
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Neer, R., The Emergence of the Classical Style in Greek Sculpture, University of Chicago Press, 2010.
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Pollitt, J.J., Art in the Hellenistic Age, Cambridge University Press, 1986.
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Policleto, Il Canone, in Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, Libro XXXIV.
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Ridgway, B.S., Roman Copies of Greek Sculpture: The Problem of the Originals, University of Michigan Press, 1984.
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Stewart, A., Classical Greece and the Birth of Western Art, Cambridge University Press, 2008.
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Tatarkiewicz, W., History of Aesthetics, Mouton, The Hague, 1970.












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