Il Periodo Ellenistico (300 a.C. - 50 a.C.): L'Influenza della Grecia e l'Avvento di Roma

Medio e tardo ellenismo
La pace romana del 280 a.C. non influì tanto sulla produzione legata alle committenze alte, quanto su quella destinata ai ceti medi. Dopo la seconda guerra punica, la cultura di koiné fu sostituita da modelli culturali e iconografici provenienti da Roma, ormai inserita nell'ambiente delle monarchie ellenistiche, divenendo un punto di attrazione per le maestranze greco-orientali e ateniesi. A nord, a Chiusi e Perugia, accanto alla vecchia oligarchia si formò una committenza nuova costituita da piccoli proprietari terrieri. Le nuove e più modeste strutture tombali testimoniano di questo cambiamento e livellamento verso una produzione di tipo medio.
Le commissioni alte, tuttavia, legate all'esistenza di una classe politica ed economica ancora intatta, diedero manifestazione di grande vitalità, come dimostra l'Ipogeo dei Volumni, interamente realizzato da maestranze chiusine. Se l'ipogeo dei Volumni è l'ultimo esempio di tomba gentilizia nell'Etruria settentrionale, il linguaggio che vi si esprime, malgrado la contrazione dei consumi, crollò definitivamente, insieme all'identità della classe sociale che ne aveva determinato l'esistenza, solo con l'età delle guerre civili.
Le nuove classi intermedie stimolavano l'arte funeraria delle urne e dei sarcofagi. Questi videro, verso la metà del III secolo a.C., la rinascita di una tradizione artigianale precedente, rinnovata dall'ingresso di maestranze provenienti dal sud dell'Etruria, verosimilmente da Tarquinia. L'evoluzione formale delle urne nelle città del nord segue lo stesso percorso dei sarcofagi tarquiniesi, con un progressivo avvicinamento alla ritrattistica romana per quanto riguarda le figure sui coperchi, e con l'ingresso a Chiusi e a Volterra di tematiche mitologiche e storiche nei rilievi delle casse, formalmente assimilabili alla produzione tarantina.
A Chiusi, la derivazione dei temi da modelli preesistenti, trasmessi attraverso "cartoni", è evidente. A partire dalla metà del II secolo a.C., le urne chiusine vennero prodotte prevalentemente a stampo e dipinte in vivace policromia. Una figura determinante in questo ambito, attiva tra Chiusi, Volterra e Perugia, è stata riconosciuta come il Maestro di Enomao, per il soggetto dell'urna che si ritiene sia l'opera sua più alta (Museo Gregoriano Etrusco 13887). Caratterizzato dal forte influsso pergameno e forse di origine greca, si ritiene che il Maestro di Enomao sia stato responsabile dell'ingresso delle tematiche mitologiche a Perugia, e dell'origine della produzione di qualità che si verifica a Volterra nella prima metà del II secolo a.C.
La committenza per urne e sarcofagi si differenziava nei materiali impiegati, da quelli più preziosi come l'alabastro al tufo più comune. A queste differenze sembrano corrispondere anche le diverse tematiche affrontate nei rilievi delle casse, più frequentemente legati alla mitologia greca per le committenze colte e a temi locali per le classi medie. La coroplastica architettonica templare era formalmente collegata alla scultura funeraria, come ne è esempio la decorazione del tempio di Talamonaccio, affine all'ellenismo pergameno.
La bronzistica era confinata ad Arezzo, da dove giunse la nota statua dell'Arringatore. In area meridionale, già romanizzata negli ultimi decenni del II secolo a.C., diminuì la committenza più alta per un esodo verso Roma, mentre rimase quella media, legata alla plastica fittile a carattere devozionale del periodo. A Caere, l'ultima tomba gentilizia, la tomba delle Iscrizioni, è datata all'inizio del III secolo a.C.; lo stesso vale per Vulci. Ma a Tarquinia, la tomba del Tifone, datata al terzo quarto del secolo, prosegue la grande tradizione della pittura tarquiniese tardo-classica.
Con il II secolo a.C., la decorazione pittorica funeraria terminò anche a Tarquinia, così come la decorazione scultorea e le facciate architettoniche delle tombe. Le nuove sepolture gentilizie continuarono ad utilizzare i sepolcri già esistenti. I sarcofagi in pietra di Tarquinia, dopo le opere di qualità della prima metà del III secolo a.C., seguirono un percorso di decadimento che giunse nella seconda metà del II secolo a.C. alla semplificazione formale sia delle casse, ormai rozzamente scolpite o solo dipinte, sia dei coperchi, le cui figure venivano rappresentate con una tunica che non riusciva a mascherarne l'inconsistenza.
Di qualità superiore erano i contemporanei sarcofagi fittili prodotti a Tuscania, più vicini alle esperienze dell'Etruria settentrionale. Anche nell'ambito delle terrecotte architettoniche, templari e di provenienza domestica, le maestranze chiusine e volterrane riuscirono ad apportare una vitalità che svanì totalmente dalla seconda metà del II secolo a.C. Infine, con la colonizzazione graccana, si inserirono in Etruria meridionale, area tradizionalmente trainante per l'artigianato artistico etrusco, i monumenti romani, interrompendo definitivamente la continuità.
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