giovedì 2 gennaio 2025

Corso di storia dell'arte: 3 SUMERI














L’arte sumera: la voce della prima civiltà

Nel cuore della Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate, fiorì una delle più antiche e affascinanti civiltà della storia: i Sumeri. La loro arte, specchio del loro mondo, si sviluppò attraverso cinque grandi periodi: Protostorico (3500-2900 a.C.), Protodinastico (2900-2350 a.C.), Akkadico (2350-2200 a.C.), la II Dinastia di Lagash (2150-2120 a.C.) e il Neosumerico (2120-2004 a.C.).

Città leggendarie come Ur, Lagash e Uruk furono i centri pulsanti di questa fioritura artistica. Qui nacque la scrittura cuneiforme, testimoniando un’intelligenza organizzativa senza precedenti. Il loro tempio, la maestosa Ziqqurat, si ergeva come un ponte tra la terra e il cielo, simbolo di una religiosità radicata e potente.

Il Periodo Protostorico: la rivoluzione urbana e l’arte sacra

Con l’avvento della Rivoluzione Urbana, le prime città iniziarono a sorgere, modellando il paesaggio mesopotamico. L’arte rifletteva questo cambiamento, esaltando le divinità della fertilità e della protezione della vita.

Le statue degli dèi e dei fedeli

La statuaria di questo periodo, seppur frammentaria, rivela uno stile naturalistico ma essenziale. Le figure umane, ieratiche e con grandi occhi senza espressione, suggeriscono un legame profondo con la spiritualità, come se volessero rappresentare l’eterno dialogo tra uomo e divinità.

Il rilievo: l’epopea del potere

Le incisioni su pietra celebravano l’ordine sociale e divino. Il capo della comunità veniva spesso raffigurato in lotta contro animali feroci, simbolo del dominio umano sul caos della natura.

La glittica e i sigilli: il marchio dell’identità

Un’innovazione straordinaria di questo periodo fu la creazione dei sigilli cilindrici. Rotolati sull’argilla, imprimevano complesse scene mitologiche e animali araldici, fungendo da firma e protezione per documenti e beni commerciali.

Il Periodo Protodinastico: il potere si fa arte

Tra il 2900 e il 2350 a.C., la Mesopotamia era un mosaico di città-Stato in continua competizione. Il sovrano non era più solo un leader, ma un intermediario con il divino.

Lo Stendardo di Ur: la prima cronaca illustrata

Uno degli esempi più emblematici di quest’epoca è lo Stendardo di Ur (2500 a.C.), un capolavoro a pannelli che racconta la guerra e la pace attraverso una raffinata narrazione visiva.

La statuaria: il sacro e il geometrico

Le sculture di questo periodo seguono forme cilindriche e semplificate. I cosiddetti “oranti”, fedeli inginocchiati con mani giunte, esprimono la devozione e l’umiltà dell’uomo dinanzi agli dèi.

Il rilievo e le placche votive

Le placche in pietra, fissate nei templi, narravano cerimonie religiose e banchetti, mentre le stele celebravano le vittorie militari, eternando il nome dei sovrani.

La glittica si trasforma

Verso la fine del periodo, la glittica si arricchisce di figure eroiche. Tra queste spicca la rappresentazione di Gilgamesh, l’eroe leggendario, in lotta contro le bestie feroci, simbolo della lotta dell’uomo contro il destino.

Il Periodo Akkadico: l’arte del potere assoluto

Con la nascita dell’Impero di Akkad (2350 a.C.), l’arte si piega alla celebrazione della grandezza imperiale.

La testa di Sargon: il ritratto del potere

Un’opera straordinaria di quest’epoca è la Testa di Sargon di Akkad (2300 a.C.), una scultura in bronzo dalla straordinaria espressività. Il volto severo e imponente trasmette autorità e solennità.

La Stele di Naram-Sin: la scalata al divino

La Stele di Naram-Sin (2254-2218 a.C.), conservata al Louvre, rivoluziona la narrazione artistica. Per la prima volta, il sovrano non è rappresentato in rigidi registri sovrapposti, ma domina la scena in una composizione dinamica, scalando la montagna della vittoria come una divinità vivente.

La II Dinastia di Lagash: il ritorno alla spiritualità

Dopo il crollo dell’impero accadico, il re Gudea di Lagash ristabilisce un’arte più umana e pacifica.

Le statue di Gudea: il sovrano illuminato

Le sculture in diorite raffigurano il re con una toga drappeggiata, le mani giunte e un volto sereno. Gudea non è un guerriero, ma un costruttore di templi e un amministratore giusto.

Il Periodo Neosumerico: l’ultimo splendore di Ur

Nel 2120 a.C., il sovrano di Ur, Ur-Nammu, unifica nuovamente la Mesopotamia e inaugura la celebre III Dinastia di Ur, l’ultima grande epoca sumera.

Le Ziqqurat: scalinate verso il cielo

Sotto Ur-Nammu si costruiscono le più imponenti Ziqqurat, templi a gradoni che dominano l’orizzonte mesopotamico. Tra queste, la grande Ziqqurat di Ur, che ispirerà secoli dopo la leggendaria Torre di Babele.

Un’arte raffinata e realistica

La statuaria si fa più sobria ed elegante, con volumi plastici ben definiti e una maggiore attenzione al realismo anatomico. Il rilievo narrativo continua a raccontare la relazione tra il sovrano e gli dèi, mentre la glittica si riempie di immagini cerimoniali, simboleggiando un’epoca di grande prosperità.

L’eredità dell’arte sumera

Nel 2004 a.C., l’ultimo bagliore dell’impero sumero si spegne sotto le pressioni degli Amorrei e degli Elamiti. Ma la loro arte non muore. Le idee, le tecniche e le forme nate nelle città sumere vivranno nei secoli a venire, influenzando la grande tradizione artistica mesopotamica fino all’epoca babilonese e oltre.

Oggi, tra le sabbie dell’Iraq moderno, emergono ancora le vestigia di questo straordinario popolo, testimoniando che la loro visione del mondo, scolpita nella pietra e modellata nell’argilla, non è mai andata perduta.


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