Innovazione nell'arte romana

Nel mondo dell’arte romana, l’innovazione non si manifestò quasi mai come gesto rivoluzionario, come folgorazione creativa che rompe con il passato. Al contrario, l’arte figurativa di Roma — la pittura e la scultura — si nutrì di modelli preesistenti, di suggestioni già esplorate, di stili consolidati. Eppure, in questa apparente mancanza di novità assoluta, si cela una forza nuova e profonda: la capacità dei Romani di dare vita e senso a forme antiche, rendendole strumenti attuali e potentissimi.
A differenza dei Greci, sempre alla ricerca di un ideale estetico perfetto, i Romani non si curavano di creare dal nulla. La loro non era un’arte del sogno o dell’astrazione, ma del mondo reale, della storia vissuta, della politica concreta. Non inseguivano la bellezza assoluta: volevano lasciare un segno, trasmettere un messaggio, scolpire nella pietra un’identità collettiva. Perfino le opere più spettacolari, come la Colonna Traiana — vero capolavoro narrativo scolpito nella pietra — sono eccezioni più che regola.
Le radici di questa visione affondano nel passato italico: popoli per i quali l’arte era sempre stata qualcosa di pratico, istintivo, legato alla vita quotidiana e al culto degli antenati, più che a una tensione filosofica verso l’assoluto. Quando Roma cominciò a sviluppare una propria forma espressiva — tra la metà del II secolo a.C. e l’epoca dei triumviri — non lo fece da sola, ma sostenuta dal genio delle ultime botteghe greche e italiote, impregnate di cultura ellenistica. Fu un’arte ibrida, eppure autentica, capace di parlare una lingua nuova usando parole antiche.
Così, anche se i motivi iconografici si ripetevano, anche se le pose erano spesso mutuate da modelli greci, l’arte romana brillava per una qualità tutta sua: la freschezza. Una freschezza che nasceva dalla perfetta aderenza ai temi della vita romana, dalla capacità tecnica altissima con cui venivano eseguite anche le opere più seriali. L’artista romano non era un sognatore: era un artigiano della memoria, un costruttore di identità. E in questo stava la sua grandezza.
L’arte romana, dunque, non fu innovativa nel senso greco del termine. Ma fu incredibilmente moderna nella sua capacità di adattare, semplificare, tradurre. Fu un’arte profondamente efficace, sempre al servizio della civiltà che l’aveva generata. E proprio per questo, ancora oggi, ci parla con la forza di ciò che ha radici profonde e rami che si spingono lontano.
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