giovedì 23 gennaio 2025

Corso di Storia dell'arte: 30 Alle radici dell'arte romana il rilievo storico

Alle radici dell'arte romana: il rilievo storico

Alle origini della grande arte romana, c’è un’innovazione tanto silenziosa quanto rivoluzionaria: il rilievo storico. È qui che l’arte smette di essere solo bellezza, mito o ornamento, e diventa racconto, documento, potere scolpito nella pietra.

I Greci, padroni dell’armonia e del mito, avevano evitato con cura di rappresentare la realtà nel suo divenire. I Romani, al contrario, fecero della realtà – e soprattutto della propria realtà – il cuore pulsante dell’espressione artistica. Il rilievo storico romano non è una fotografia dell’istante: è un racconto selezionato, costruito, pensato per educare, esaltare, colpire. Non importa che l’evento rappresentato sia accaduto esattamente così: ciò che conta è il messaggio. La narrazione si snoda per immagini come un rotolo illustrato, chiara, solenne, accessibile anche a chi non sapeva leggere.

I primi sussurri di questa arte si trovano in luoghi apparentemente marginali, come un affresco nella necropoli dell’Esquilino all’inizio del III secolo a.C., o nei dipinti tombali di Tarquinia, quando ormai il dominio romano si era esteso su tutta l’Etruria. In quei primi esempi la storia era ancora questione di famiglia: non lo Stato, ma il nome glorioso della gens era al centro della scena, come nel caso della Gens Fabia, immortalata tra le imprese dell’Esquilino.

Ma Roma era destinata a pensare in grande. Quella narrazione privata divenne presto collettiva, e la storia scolpita nei rilievi si fece pubblica, monumentale, rituale. Nacquero così degli “schemi narrativi” standardizzati, che ogni artista doveva seguire come un canovaccio teatrale, aggiungendo solo dettagli legati ai luoghi, ai volti, agli abiti. Ogni guerra vittoriosa, ogni impresa imperiale si trasformava in una sequenza epica, fatta di tappe ben precise:

Profectio: la partenza, quando il generale si mette in cammino con l’ombra della gloria già sulle spalle

Costruzione: strade, ponti, fortificazioni che segnavano la conquista anche sul paesaggio

Lustratio: il rito sacro agli dèi, a sancire che l’impresa aveva l’approvazione del cielo

Adlocutio: l’allocuzione alle truppe, il momento in cui il comandante infonde coraggio e visione

Proelium: la battaglia, cuore drammatico del racconto

Obsidio: l’assedio, dove il tempo si comprime in un’immagine tesa

Submissio: la resa dei vinti, simbolo visivo del dominio romano

Reditus: il ritorno, quando le insegne brillano sotto il sole di Roma

Triumphus: il trionfo, con il corteo tra le acclamazioni del popolo

Liberalitas: il dono al popolo, che chiude il cerchio e rinsalda il patto tra potere e cittadino

In questi rilievi non c’è spazio per l’ambiguità: ogni gesto è eloquente, ogni figura è una parola scolpita. L’arte si fa linguaggio ufficiale, uno strumento di memoria e di propaganda. E mentre le generazioni future passano davanti a quelle pietre parlanti, imparano cosa significhi essere romani.


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