Ritratto
Nel corso dell'epoca di Silla, l'arte romana raggiunse uno dei suoi traguardi più distintivi: il ritratto "veristico", che rifletteva l'anima della società romana e la concezione che i patrizi avevano delle proprie virtù. Questo stile, ispirato dalla visione "catoniana" dell'uomo romano, celebrava la forza di carattere temprata dalla durezza della vita e dalla guerra, l'orgoglio di classe e l'inflessibilità morale. Lontano dai modelli ellenistici, che esaltavano la bellezza ideale, i ritratti romani si concentravano su una rappresentazione cruda e veritiera. I volti erano resi con una precisione quasi spietata, ogni ruga, ogni segno del tempo veniva accuratamente scolpito, come a testimoniare la vita dura e l'esperienza vissuta.
Alcuni dei ritratti più emblematici di questo "verismo patrizio" sono la testa conservata nel Museo Torlonia, una replica tiberiana che racconta la forza di un personaggio dallo sguardo deciso, o il celebre velato del Vaticano, che risale alla prima età augustea e mostra un volto serio e pensieroso. Un altro esempio significativo è il ritratto di un ignoto da Osimo, un volto che parla di nobiltà e autorità, ma anche di una vita vissuta in prima linea, con i segni della fatica e della lotta evidenti e non mascherati. Il busto 329 dell'Albertinum di Dresda, che appartiene a questo stesso periodo, porta con sé l'impronta della severità e della determinazione.
Tuttavia, questo "crudo" verismo non rimase immutato nel tempo. Tra il 70 e il 50 a.C., la rigidezza dei volti si ammorbidì, il plastico realismo venne arricchito da una maggiore fluidità espressiva. Il volto, pur mantenendo la sua severità, iniziò a rivelare una serenità più marcata. La testa 1332 del Museo Nuovo dei Conservatori, datata 60-50 a.C., ne è un esempio lampante, così come il ritratto di Pompeo nella Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, che presenta una figura più solenne, ma anche più armoniosa.
Nonostante la sua centralità in ambito urbano e la sua breve durata temporale, il ritratto romano repubblicano lasciò un’impronta duratura nella storia dell’arte. La sua influenza, infatti, sopravvisse anche nelle rappresentazioni funebri delle classi più basse, come i liberti, che aspiravano ad acquisire una parvenza di nobiltà patrizia attraverso l'arte del ritratto. Questi monumenti funerari, benché meno celebrati, sono testimonianze di come la società romana, anche nelle sue sfumature più popolari, cercasse di riflettere la grandezza dei propri modelli ideali.
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