

Max ErnstTrattazione tecnica e critica ragionata
1. Introduzione
Max Ernst (Brühl 1891 – Parigi 1976) è figura di riferimento per il passaggio dal dadaismo al surrealismo e per l’invenzione di tecniche operative che trasformano il rapporto artista-oggetto in rapporto artista-procedura: l’automatismo, il frottage e il grattage, il collage e la novel-collage sono tra le sue principali eredità teorico-operative. La sua pratica non si limita alla pittura: include stampa, libri illustrati, scultura ad assemblage e objects trouvés, e rimane centrale l’idea che il caso, l’imprevisto e il riuso di materiali trovati siano fonti conoscitive e poetiche.
2. Tecniche inventate o codificate da Ernst — descrizione operativa e ragionata
2.1 Frottage (1925 circa)
Definizione operativa: ottenimento di immagini tramite sfregamento a matita su superfici sovrapposte a foglio (cartoncino o carta), trasferendo al foglio la texture di legni, tessuti, superfici in rilievo.
Obiettivo estetico e cognitivo: dare forma a strutture visuali che emergono dall’“imprevisto” materico, cogliendo motivi che la visione razionale non avrebbe escogitato.
Procedura pratica (da riprodurre in laboratorio): scegliere supporto opaco (carta cartoncino 200–300 g/m²), disporre oggetto in rilievo sotto la carta, usare una matita morbida (2B–6B) o carboncino, strofinare con movimenti variabili; successivamente ritoccature a china o tempera per accentuare configurazioni. Tecnica applicabile sia per studi preparatori che come immagine finale.
2.2 Grattage
Definizione operativa: procedimento diretto su tela pittorica in cui la vernice fresca (o strati di vernice) viene raschiata/sfregata su superfici preparate per rivelare impronte o texture sottostanti, spesso abbinate a superfici sovrapposte (tela poggiata su tavole, griglie, tessuti).
Differenza cruciale dal frottage: il grattage è azione sul pigmento già depositato (diretta) e quindi dialogo tra stratigrafia pittorica e texture meccanica. L’effetto è una stratigrafia visiva che unisce casualità e intervento intenzionale.
2.3 Collage e novel-collage (romanzi-collage)
Metodo: ritaglio e ricomposizione di illustrazioni preesistenti (enciclopedie, manuali, romanzi vittoriani, xilografie) per ottenere sequenze narrative e/tipiche immagini-sorpresa; nel romanzo-collage l’accostamento sequenziale crea una narrazione paradossale e simbolica (La femme 100 têtes, Une Semaine de bonté). Tecnica editoriale: Ernst tagliava immagini, le ricomponeva in tavole e poi le fotografava/stampava per la pubblicazione; spesso interveniva con testo o legature che aumentavano il potenziale semantico del collage.
2.4 Assemblage, objects trouvés e tecniche scultoree
Ernst estende i principi del collage al volume: accoppiamento di manufatti trovati (bottiglie, casse, gusci, elementi di imballaggio) con aggregati di materia modellata (cemento, stucco, poi bronze casting). Il metodo è ibrido: costruzione diretta (modellazione con materiali plastici e cementizi), incorporazione di calchi di oggetti quotidiani e successiva fusione in bronzo per le edizioni. Il Capricorne è esempio paradigmatico: pensato inizialmente in cemento per il giardino di Sedona (1948), poi tradotto in fusione bronzea; in esso Ernst incorpora riferimenti morfologici (corna, tralci, crook) ricavati anche da oggetti domestici trasformati in attributi simbolici.
3. Analisi tecnica di opere-chiave (metodo ⇒ materiale ⇒ semantica)
3.1 La femme 100 têtes (1929) — romanzo-collage
Materiale e procedimento: raccolta di immagini d’archivio, stampa a caratteri mobili per il testo di accompagnamento, composizione delle tavole su supporti neutri, poi edizione tipografica. Il “registro visivo” è basato su accostamenti che sfruttano incongruenze di scala, punto di vista e epoca di origine dell’immagine. Dal punto di vista tecnico, l’opera va studiata come un sistema di giunzione: tagli, incollaggi, occasionali interventi a inchiostro. L’effetto cognitivo è di rottura del continuum temporale e della logica narrativa lineare: risultato voluto per attivare libera associazione.
3.2 Une semaine de bonté (1934) — romanzo-collage in sette parti
Caratteristiche tecniche: 182 immagini, spesso ottenute da iconografia vittoriana; stampa in più fascicoli (5 volumi nell’edizione nota). Ernst lavora per sottrazione e riassemblaggio: la sequenza diventa il dispositivo narrativo. Il valore tecnico sta nell’uso della serialità come struttura formale: montaggio discontinuo che crea ritmo e variazione di registro.
3.3 Europe after the Rain II (1940–42) — periodo americano
Tecnica: olio su tela che reimpiega metodi di “automatisme” visivo — sovrapposizione di segni ottenuti da grattage, impasti materici e stratificazioni; alcuni studi mostrano uso di spatolate, pennellate oblique, successivi grattage per rivelare texture. La tavolozza è fredda e corrosiva, e la materia pittorica è usata per suggerire decomposizione e proliferazione vegetale/organica. L’opera è paradigmatica del modo in cui Ernst traduce la frattura storica (guerra/esilio) in esito formale: paesaggi geopatologici ottenuti per assonanza materica.
3.4 Capricorne (1948; edizioni bronzee dal 1964) — scultura-assemblage
Materiali e procedimento: versione originale in cemento (modello da giardino, Sedona), successivamente fusa in bronzo; integrazione di calchi da oggetti (bottiglie, casse, egg-trays) come parti compositive (scettro, ornamenti). Dal punto di vista tecnico-formale la scultura sintetizza il lavoro collage: giunzione di parti eterogenee, uso simbolico di oggetti quotidiani, superficie trattata per evidenziare la congiunzione tra elementi organici e geometrici. Per conservazione: il passaggio cemento→fusione implica attenzione ai trattamenti superficiali e patine; le copie bronzee richiedono analisi metallografica per datazione delle fusioni e controllo dello stato di conservazione (patine, corrosione).
4. Principi estetico-teorici e rapporto con il surrealismo
- Automatismo e scrittura automatica: Ernst estende la pratica verbale-letteraria (scrittura automatica) al dominio visivo, cercando di rendere il processo creativo meno mediato dalla volontà cosciente. Questa trasposizione comporta una ridefinizione del “soggetto” artistico: l’immagine non è più rappresentazione ma campo di emergenza di forme latenti.
- Caso come metodo: non mero espediente, ma epistemologia pratica: le tecniche (frottage, collage, assemblage) sono procedure controllate per far emergere il non-voluto.
- Iconografia ricorrente: boschi, città in rovina, giardini mostruosi, figure ibride (animale-uomo), che esprimono disgregazione della civiltà e angoscia antropologica; tali temi si ripetono come “moduli” semantici riassemblati a livello plastico.
5. Aspetti materiali e conservativi — come affrontare uno studio tecnico-scientifico su opere di Ernst
- Analisi preliminare visiva: fotografia ad alta risoluzione (RTI consigliato per superfici testurali: frottage/grattage), documentazione delle giunture nei collage (bordo carta, residui adesivi).
- Indagini non invasive: riflettografia IR (per interventi pittorici sottostanti), UV-fluorescenza (vernici, ritocchi), XRF portatile (elementi nei pigmenti, fasi di verniciatura).
- Indagini invasive mirate: carotaggi microscopici per stratigrafia (campionamento puntuale), GC-MS per leganti organici, analisi metallurgica per sculture bronzee/cementizie.
- Problemi conservativi specifici: nei collage la degradazione della carta e gli adesivi legati al passaggio d’umidità; nelle opere grattées, microfessurazione dovuta a ritiro di strati pittorici; nelle sculture in cemento originarie, alterazione per umidità e carbonatazione, nelle edizioni bronzee patinatura e corrosione.
Queste raccomandazioni sono standard nella conservazione delle opere moderne e vanno adattate caso per caso. (Per referenze su singole opere: schede museali e cataloghi).
6. Valutazione critica finale (conclusione tecnica)
Max Ernst fonde metodo e invenzione: le sue tecniche non sono meri espedienti estetici ma protocolli di ricerca che trasformano materia, immagini trovate e procedure meccaniche in dispositivi di conoscenza poetica. Il valore storico-tecnico risiede nella replicabilità metodologica (le tecniche si possono insegnare e praticare) e nella capacità di far coincidere casualità e struttura narrativa-formale (soprattutto nelle novel-collage). Dal punto di vista conservativo e analitico, le opere di Ernst richiedono un approccio interdisciplinare che unisca storia delle tecniche, analisi materiali e studio iconografico: solo così si comprende appieno la loro «logica» operativa.
7. Riferimenti selezionati (fonti consultate)
- Biografia e profilo critico: Encyclopaedia Britannica.
- Scheda e descrizione di Une Semaine de bonté: MoMA collection.
- Europe after the Rain II — contesto e analisi: Wadsworth Atheneum / collezione Ernst.
- Capricorne (Capricorn) — dati tecnici e storia del modello: Kunsthalle Mannheim / National Gallery of Art.
- Saggio divulgativo su come Ernst costruiva i collage-romanzi: Guggenheim (articolo di approfondimento).
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