sabato 16 agosto 2025

Coso di storia dell'arte: Schiele 1890

Schiele 1890


Egon Schiele: il pittore dell’interiorità tormentata

Nato nel 1890 nella piccola cittadina di Tulln sul Danubio, a pochi chilometri da Vienna, Egon Schiele mostrò fin dall’infanzia un talento eccezionale per il disegno. La sua personalità, al tempo stesso fragile e inquieta, trovò nel tratto grafico il mezzo per esprimere sensazioni e visioni che andavano ben oltre la semplice rappresentazione esteriore. La sua arte non si limitava a dipingere volti o corpi: era un’indagine profonda sull’essere umano, sulle sue paure, desideri e contraddizioni.

Gli inizi e l’educazione artistica

Schiele iniziò a studiare disegno da giovanissimo con il paesaggista Ludwig Karl Strauch, un maestro che apparteneva alla tradizione Biedermeier, fatta di precisione e realismo. Tuttavia, il giovane Egon sentiva che quella strada non bastava a raccontare ciò che sentiva dentro. Nel 1905 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Vienna, un centro importante che però rappresentava ancora un mondo tradizionale e accademico, poco adatto al suo spirito ribelle.

Nel 1907, l’incontro con Gustav Klimt fu fondamentale. Klimt, il celebre leader della Secessione Viennese, era un artista che aveva rivoluzionato il modo di fare arte, introducendo simbolismi, ornamenti e un’attenzione particolare alla figura femminile. Klimt non solo influenzò Schiele dal punto di vista tecnico, ma gli mostrò anche la libertà che l’arte poteva offrire, rompendo con le convenzioni rigide del passato.

Tuttavia, a differenza di Klimt, le opere di Schiele si caratterizzavano per una crudezza e una tensione che sembravano scandagliare direttamente l’anima. Nel 1908, abbandonò l’Accademia e aderì alla Neukunstgruppe (Nuovo Gruppo Artistico), un’associazione di giovani artisti viennesi che cercavano nuovi linguaggi espressivi.

La linea come ossatura dell’opera

Ciò che rende Schiele unico è la sua abilità nel disegnare con una linea marcata e violenta, netta e decisa. Per lui, il disegno non era solo un abbozzo preliminare, ma l’ossatura stessa dell’opera. Le forme spezzate, i corpi contorti, le mani nodose, gli sguardi penetranti sono creati con tratti neri forti, quasi a voler mettere in evidenza una verità dura, crudele, ma autentica.

Il colore nelle sue opere è spesso secondario: non ha la funzione di decorare o abbellire, ma serve a sottolineare le emozioni più intense. Per esempio, nei suoi acquerelli e dipinti il rosso può simboleggiare la passione ma anche il dolore, il nero la morte e l’angoscia.

Molti critici hanno notato come nei lavori di Schiele il corpo umano diventi un paesaggio emotivo. I nudi che rappresenta non sono idealizzati o sensuali in senso classico, ma mostrano vulnerabilità, tensione, fragilità psicologica. Attraverso il corpo, Schiele cerca di rappresentare i “paesaggi interiori” della mente umana, come un’esplorazione profonda e spesso inquietante dell’inconscio.

Temi ricorrenti: sessualità e morte

Due sono i temi che percorrono tutta la sua opera: la sessualità e la morte. Per Schiele, la sessualità non era un tabù, ma una realtà complessa, a volte inquietante, spesso provocatoria. Nei suoi disegni e dipinti si trovano corpi nudi in pose che sfidano le convenzioni sociali, rappresentati con una franchezza che scandalizzò all’epoca.

Allo stesso tempo, la morte è una presenza costante. L’angoscia esistenziale e la consapevolezza della fragilità della vita emergono in opere come La morte e la fanciulla (1915), dove la figura femminile sembra sospesa tra il desiderio e la fine imminente. Questa tensione tra vita e morte, eros e thanatos, è una delle chiavi di lettura fondamentali della sua arte.

Il rapporto con la società e le controversie

La vita di Schiele non fu facile, né tranquilla. La sua arte provocatoria e il suo stile anticonformista lo portarono spesso in conflitto con la società conservatrice di Vienna. Nel 1912 fu addirittura arrestato con l’accusa di pornografia, perché i suoi disegni di nudo venivano considerati scandalosi. Fu rilasciato dopo poche settimane, ma questo episodio segnò la sua vita e rafforzò il suo spirito di ribellione.

Il suo temperamento intenso e la sua personalità tormentata lo portarono anche a relazioni personali complicate, tra passioni travolgenti e momenti di solitudine. Nel 1915 sposò Edith Harms, che divenne per lui fonte di ispirazione e sostegno.

Gli ultimi anni e l’eredità

La chiamata alle armi nel 1915 durante la Prima guerra mondiale fu un’altra tappa dolorosa. Pur arruolato, Schiele continuò a dipingere, imprimendo nelle sue opere la consapevolezza della precarietà dell’esistenza e della sofferenza umana. Morì tragicamente nel 1918, a soli 28 anni, a causa dell’epidemia di influenza spagnola che colpì duramente l’Europa.

Nonostante la brevità della sua vita, Schiele lasciò un patrimonio artistico immenso e profondamente innovativo. Le sue opere anticiparono molti aspetti dell’arte moderna, soprattutto nell’uso del segno grafico come strumento espressivo e nella rappresentazione cruda e sincera della condizione umana.

Oggi, i suoi dipinti e disegni sono conservati nelle principali gallerie del mondo, da Vienna a Monaco, da New York all’Aia. La sua capacità di sondare le profondità dell’animo umano attraverso la figura umana lo rende ancora oggi un artista di straordinaria attualità, capace di emozionare e provocare, di mettere a nudo con rigore e sensibilità le contraddizioni dell’esistenza.


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