domenica 26 ottobre 2025

Corso di storia dell'arte: BODY ART

 BODY ART






























Con il termine body art ("arte del corpo" dall'inglese), si intendono tutte quelle forme artistiche che utilizzano il corpo come mezzo d'espressione e/o come linguaggio. Le forme più comuni di body art sono il tatuaggio o il body piercing. Altre pratiche tipiche della body art comprendono la scarificazione, il Branding, gli impianti sottopelle, il body painting ed altre forme di modificazione corporea. Il termine Body Art è stato inizialmente adottato da una corrente artistica diffusasi negli Stati Uniti e in Europa negli anni sessanta del Novecento e successivamente inscritto nel più ampio ambito della performance art, ossia della prassi artistica teorizzata da Allan Kaprow nel 1959, che fece dell'azione dell'artista l'opera stessa, spesso coinvolgendo il pubblico. Alcune forme estreme di body Art possono spingere il corpo fino al limite, ad esempio nell'Azionismo viennese ci si spinge in pratiche dissacranti e profanatorie del corpo umano, talvolta con connotati religiosi. Marina Abramović esplora i suoi limiti fisici e la sua resistenza psichica, grazie anche ad una lunga preparazione mentale. In una delle prime performance restò in piedi al centro di una stella infuocata, e quando il fuoco consumò l'ossigeno svenne; venne salvata da un medico presente tra il pubblico. Nella performance "The artist is present", svoltasi recentemente al M.O.M.A di New York, restò seduta immobile su una sedia ogni giorno per tre mesi, a incontrare con lo sguardo chiunque si fosse seduto innanzi a lei. Altri artisti eseguono performance irriverenti e molto forti; Vito Acconci si masturba sotto al pavimento della sua esposizione, rendendo partecipi i visitatori delle sue fantasie erotiche; Hermann Nitsch propone dei riti tra il pagano e la simbologia cristiana dove sventra animali morti e cosparge i corpi dei suoi aiutanti con sangue e interiora; Gina Pane si ferisce con spine di rosa, lame, o rotolando su dei vetri per denunciare la concezione maschilista della figura femminile. Nell'ambito della liberazione della donna furono molte le body artiste a combattere col proprio corpo contro le concezioni antiquate ancora in voga. Valie Export entrò in un cinema sperimentale vestita in modo provocante, con uno spacco nei pantaloni all'altezza dei genitali, per sfidare la concezione tradizionale cinematografica che voleva le donne come oggetti passivi incapaci di agire. Orlan si sottopose a varie operazioni di chirurgia plastica, filmandole e rendendole pubbliche, nelle quali arrivò a ricercare una deformazione del proprio volto, in contrasto con l'idea di bellezza conformistica imposta alle donne.

In tempi più recenti, il corpo è diventato territorio di sperimentazioni: impianti, protesi, simbiosi fra corpo e nuove tecnologie, realtà virtuale. Anche in questo campo la body art ha sperimentato molto. Il principale mezzo espressivo usato per questo genere artistico è il corpo umano. Il corpo è usato per allestire eventi estemporanei con movimenti corporei accompagnati da musica, elementi scenografici, danze, sequenze di azioni e gesti. La body art rende il corpo protagonista assoluto considerandolo soggetto e oggetto dell'espressione artistica ed esibendolo come opera. Vi è la volontà di provocare, di scuotere le convinzioni in fatto di arte. All'uso del corpo come linguaggio, ricorrono sempre più artisti contemporanei di differenti tecniche e tematiche. Lea Vergine parla di alcuni caratteri che fanno da comune denominatore a questa maniera di fare arte: «la perdita di identità; il rifiuto del prevalere del senso della realtà sulla sfera emozionale; la romantica ribellione alla dipendenza da qualcuno o da qualcosa; la tenerezza come meta mancata e quindi frustrante; l'assenza (e l'angoscia che ne deriva) di una forma adulta, altruistica, d'amore».
In queste azioni spesso gli autori sono ossessionati dalla necessità di agire in funzione dell'altro. Vi è la necessità di mostrarsi per poter essere. Il performer non sceneggia la storia di un personaggio, ma è egli stesso storia e personaggio. Si volge così verso la ricerca di un'umanità non schiacciata dal funzionalismo della società, che sfugge al concetto di profitto: «l'importante non è sapere, ma sapere che si sa. È uno stato in cui la cultura non serve più a niente» (Lea Vergine, dall'informale alla body Art). E continua: «Sbloccate le forze produttive dell'inconscio, si scatenano - in un continuo drammatizzare isterico - conflitti tra desiderio e difesa, tra licenza e divieto, tra contenuto latente e contenuto manifesto, tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, tra voyerismo ed esibizionismo, tra tendenze sadiche e piacere masochistico, tra fantasie distruttive e catartiche». Nelle azioni della body Art la riproduzione meccanica (video, fotografia, film) assolve ad una duplice funzione: documentativa e di indagine penetrante.


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