lunedì 25 agosto 2025

Corso di storia dell'arte: Diulgheroff 1901

Diulgheroff 1901

Nicolay Diulgheroff:
un protagonista europeo del Futurismo tra pittura, design e architettura

Introduzione

La figura di Nicolay (o Nicola) Diulgheroff (Kjustendil, 1901 – Torino, 1982) rappresenta uno dei casi più emblematici della transnazionalità del Futurismo, movimento che, pur nato in Italia con il Manifesto marinettiano del 1909, trovò eco e adesioni in diversi paesi europei. Pittore, designer e architetto, Diulgheroff incarnò la volontà di superare i confini disciplinari che caratterizzava le avanguardie storiche, operando in ambiti che spaziarono dalla pittura alla grafica pubblicitaria, dall’arredamento alla ceramica, fino all’architettura. La sua vicenda artistica consente di analizzare non solo la diffusione e trasformazione del Futurismo nel suo secondo periodo, ma anche la dialettica tra avanguardia e design industriale nel contesto della modernità novecentesca¹.


Formazione e primi anni

Diulgheroff intraprese una formazione cosmopolita: dalla Kunstgewerbeschule di Vienna alla Neue Schule für Kunst der Weg di Dresda, fino al soggiorno alla Bauhaus di Weimar nel 1923, dove entrò in contatto con l’estetica razionalista e con il nuovo concetto di progettazione integrata². L’esperienza tedesca gli permise di assimilare un linguaggio in cui arte, artigianato e industria non erano più sfere separate, ma parti di un medesimo progetto di rinnovamento sociale e culturale.

Il trasferimento a Torino nel 1926 segnò l’inizio della sua adesione al Secondo Futurismo, movimento che, dopo la Prima guerra mondiale, cercava di rinnovarsi attraverso nuove contaminazioni con l’architettura, la scenografia e le arti applicate³. A Torino, Diulgheroff si iscrisse alla Scuola Superiore di Architettura dell’Accademia Albertina, laureandosi nel 1932.


Futurismo e arti applicate

All’interno del gruppo futurista torinese, Diulgheroff esordì con le sue prime esposizioni collettive e personali, distinguendosi per la capacità di tradurre in oggetti di uso quotidiano le istanze dinamiche e innovative del movimento. Disegnò mobili, lampade e ceramiche, collaborando con la manifattura Mazzotti di Albissola Marina, e partecipò a riviste quali La Città Nuova e Stile Futurista⁴.

Emblematica è la sua collaborazione con Fillia alla realizzazione della Taverna Futurista del Santopalato (1931), un progetto che incarnava l’idea di una “sintesi delle arti” cara al Futurismo, in cui pittura, arredo e architettura si fondevano in un’esperienza estetica totale.


Pittura e grafica pubblicitaria

Come pittore futurista, Diulgheroff lavorò soprattutto sull’intersezione di linee, piani e sfere, rielaborando in chiave personale la poetica del dinamismo. Le sue tele, pur restando ancorate al linguaggio del Futurismo, mostrano una consapevolezza geometrica derivata dalle esperienze d’avanguardia tedesche.

Parallelamente, la grafica pubblicitaria divenne uno dei campi privilegiati della sua attività. Lavorò come cartellonista per importanti aziende, firmando celebri progetti, tra cui la spirale rossa dell’amaro Cora, divenuta una delle icone della pubblicità futurista⁵. In questo ambito, Diulgheroff riuscì a coniugare esigenze commerciali e ricerca estetica, anticipando il ruolo centrale che la grafica avrebbe assunto nel secondo dopoguerra.


Architettura e razionalismo

Pur non essendo l’architettura la sua principale vocazione, Diulgheroff realizzò alcuni progetti significativi, come la Casa Mazzotti ad Albissola Marina (1931-32), esempio di architettura razionalista concepita per il ceramista Tullio Mazzotti. In questo edificio emerge la sua adesione a principi funzionalisti e modernisti, lontani dalle monumentalità retoriche che caratterizzavano parte della produzione coeva⁶.

L’attività architettonica restò però marginale rispetto alla pittura e al design. Diulgheroff preferì concentrare la sua creatività negli allestimenti temporanei, negli arredi d’interni e negli spazi commerciali, in cui poté sperimentare più liberamente soluzioni dinamiche e innovative.


Mostre e riconoscimenti

La partecipazione alla XVI Biennale di Venezia del 1928, nella sala dedicata ai futuristi, sancì l’ingresso ufficiale di Diulgheroff nel panorama artistico italiano. Tornò alla Biennale nel 1930 e partecipò a numerose esposizioni futuriste in città italiane ed europee, tra cui Mantova, Milano, Alessandria, Roma e Parigi. Tali presenze testimoniano la sua centralità nella rete di diffusione del Futurismo negli anni Venti e Trenta⁷.


Ultimi anni e lascito artistico

Negli anni Settanta, in occasione del centenario della nascita di Filippo Tommaso Marinetti, Diulgheroff realizzò la serie di lito-seri-collage “Marinetti Rotante in Divenire” (1976), opera che dimostra la sua fedeltà ideale al Futurismo anche a distanza di decenni. Il lavoro, che unisce grafica, pittura e collage, può essere letto come una riflessione retrospettiva sulla storia del movimento e sul ruolo stesso dell’artista nella modernità.


Conclusione

Nicolay Diulgheroff è una figura paradigmatica della seconda generazione futurista, capace di mediare tra l’eredità marinettiana e le suggestioni internazionali del Bauhaus e del razionalismo. La sua opera attraversa pittura, grafica, design e architettura, contribuendo a delineare un’idea di arte come progetto integrato della vita moderna. La sua vicenda dimostra come il Futurismo, lungi dall’essere un fenomeno esclusivamente italiano, abbia costituito un laboratorio europeo, aperto a scambi e contaminazioni.


Note

  1. G. Lista, Futurismo: 1909-1944, Milano, Skira, 2001.

  2. M. Tafuri, Storia dell’architettura italiana 1919-1945, Torino, Einaudi, 1986.

  3. E. Crispolti, Il secondo futurismo, Milano, Mazzotta, 1984.

  4. G. Belli, Arte e pubblicità nel futurismo, Firenze, Olschki, 1992.

  5. E. Godoli, Architettura futurista, Milano, Electa, 1983.

  6. A. Boschetti, Avanguardie artistiche in Europa, Roma, Carocci, 2007.

  7. Catalogo della XVI Biennale di Venezia, Venezia, 1928.


Bibliografia essenziale

  • Belli, G., Arte e pubblicità nel futurismo, Firenze, Olschki, 1992.

  • Crispolti, E., Il secondo futurismo, Milano, Mazzotta, 1984.

  • Godoli, E., Architettura futurista, Milano, Electa, 1983.

  • Lista, G., Futurismo: 1909-1944, Milano, Skira, 2001.

  • Tafuri, M., Storia dell’architettura italiana 1919-1945, Torino, Einaudi, 1986.


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